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Lombardia, Milano, Cimitero Monumentale
Lombardia, Milano, Cimitero Monumentale
Dove lo spirito incontra la bellezza: il Cimitero Monumentale
Un angelo vola sulla città, al di sopra dei tetti, nel cielo terso, è un angelo che vuol proteggere e ricordare a noi lo spirito di chi non c'è più, egli plana con le sue ampie ali all'interno del Cimitero storico della città, per posarsi, grande e protettivo, su di una tomba con lo sguardo addolorato rivolto verso chi non è più tra noi.
Siamo al Cimitero Monumentale di Milano, che ricorda ai milanesi non solo la vita, ma anche le opere, la storia e la cultura dei concittadini ormai partiti per il loro viaggio più lungo, attraverso statue e monumenti, vere opere d'arte scultorea: ecco quella di una donna che piange, e le edicole delle famiglie nobili o più abbienti, o personalità della storia e della cultura.
Il più famoso e importante, che si trova nel corpo centrale, è dedicato alla memoria di Alessandro Manzoni.
Il Monumentale sorse a Milano nel 1837 con l'idea di dare alla città un unico grande cimitero al posto di vari camposanti sparsi .Il complesso, costruito su progetto di Carlo Maciachini, fu decorato con fasce marmoree che gli donano una particolare bellezza, con pietra della Val Canonica, della Val Sarnico e e di Viggiù.
Con le sue fasce in grigio chiaro e scuro si staglia contro il cielo azzurro delle belle giornate, con il corpo centrale dai pinnacoli, svettanti, il rosone, l'ampio porticato, le gallerie laterali, con le belle arcate rette da colonne.
In entrata i nomi e le foto di tanti, troppi giovani morti nelle prime due guerre, soprattutto la Prima, ci avvicinano subito in modo drammatico ad una storia che ci pare ormai così lontana. I volti e gli occhi di quei ragazzi di 20,22, 23 anni, gli sguardi ancora innocenti, la loro incredibile giovinezza al confronto della tragedia vissuta fanno sentire un nodo alla gola. Quando si arriva dentro il corpo centrale invece ci si trova immersi nella storia e cultura dell'800, davanti al gigantesco monumento dedicato ad Alessandro Manzoni, il mezzo busto in onore di Giuseppe Verdi (che tuttavia non è sepolto qui ma a Casa Verdi),e le molte personalità della storia e cultura risorgimentale , come Massimo D'Azeglio, Carlo Cattaneo, e Camillo Benso Cavour, il grande statista che operò tanto per l'Unità d'Italia. Al di fuori si apre il grande giardino , considerato un "museo a cielo aperto", con i suoi viali e vialetti tra le tombe, le statue, le bellissime edicole di fine Ottocento con le finestre gotiche, i tetti svettanti, e le decorazioni che paiono dei ricami. Il primo monumento però, il più importante, è dedicato agli ebrei morti nei campi di concentramento nazisti. Su delle lastre di marmo sono incisi i loro nomi nel verde di un prato.
Di nuovo il cuore sprofonda, solo una piccola croce indica la strada. Il viale centrale conduce all'Ossario, un edificio con tre pinnacoli ed una grande scalinata, dove si trovano le urne.
Il silenzio tocca lo spirito e si trasforma quasi involontariamente in preghiera.
Particolarmente belle sono le edicole delle famiglie, come quella a cupola, dedicata ai Frova, o quella dei Gabba, con l'affresco di un angelo azzurro al di sopra della porta, mentre su una mirabile porta in stile gotico a bifore, sta scritto :"Uniti in vita e in morte", l'augurio più bello che si possa fare alle persone che si amano.
Questa fusione di amore e dolore espressi attraverso tanta arte e bellezza e sublimati nella fede che la vita continua, sembrano una conferma ulteriore che il viaggio non è finito qui.